Lombardia Beni Culturali
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Carta libelli, finis et refutationis

1143 agosto 15, Milano.

Buccarino Advocatus del fu Ariprando, di Milano, dà a titolo di livello ventinovennale e successivamente perpetuo a Pietro detto Brullia, pure di Milano, la sua quota di beni nel castrum, nella villa e nel territorio di Basiano, insieme al districtus, alla commendatio, all'avvocazia delle chiese e a tutti gli altri diritti che il nonno Ariprando Advocatus teneva a titolo di proprietà o di livello e che aveva dato in pegno al predetto Pietro, rinunziando al censo annuo di due denari d'argento e ricevendo centocinquantacinque lire di denari d'argento, fatti salvi i diritti posseduti da Pietro sulla quota dei medesimi beni e diritti spettante ad Anselmo Advocatus e <al fratello di questi> Obizzone, corrispondente alla metà dell'intero pegno. Buccarino, inoltre, rinunzia in favore di Pietro ai predetti beni nonché a cento lire del prezzo convenuto.

Originale, ASMi, AD, pergg., cart. 687 [A]. Nel verso di A, di mano del notaio: Car(ta) de Bocarino Advocato; di mano X: Petrus Brolia; de rebus in Basiliano. | R. Altre annotazioni di epoca moderna, tra cui segnatura Bonomi: 48. MCXLIII. Livello; segnatura dd di mano novecentesca. Su striscia di carta incollata al margine inferiore del verso segnatura ottocentesca: dd. Morimondo, 48, 1143.

Regesto: BISCARO, Gli avvocati, p. 25, n. 12. Cf. FASOLA, Una famiglia, pp. 151 (nota 113) e 158 (nota 146), OCCHIPINTI, II monastero, p. 537; CASO, La famiglia, p. 47; ANDENNA, Aspetti, pp. 351-2.

La pergamena, oltre a una discreta usura in corrispondenza delle antiche piegature, a un certo scolorimento della scrittura e a diffuse seppur leggere macchie di umidità, presenta varie lacerazioni al centro e lungo i margini laterali. Il doc. è menzionato nel breve de cartulis (cf. Introduzione). Il doc. va letto tenendo presenti le refute di cui ai nn. 81 e 83, compiute rispettivamente da Bovo e Anselmo Advocati in favore di Pietro Brolia. L'intera vicenda pare potersi riassumere nei seguenti termini. Ariprando Advocatus lascia ai nipoti Bovo e Buccarino, nonché ad Anselmo e Obizzone (figli del fratello di Ariprando, Anselmo) la responsabilità di estinguere un debito - si direbbe dell'importo complessivo di duecento lire - nei confronti di Pietro Brolia, contratto in epoca imprecisata a motivo di un prestito garantito da un forte pegno: i beni e i diritti signorili posseduti da Ariprando in Basiano. Mentre Bovo, dopo aver rinunciato alla sua quota ereditaria, fa solenne promessa di non contestare in futuro le ragioni del Brolia sui beni in questione (doc. n. 81), Buccarino raggiunge con il medesimo una soddisfacente composizione: accreditato sulla base di centocinquantacinque lire il valore degli immobili e dei diritti costituenti la sua porzione ereditaria, cede gli stessi mediante un contratto di livello (sostanzialmente una vendita), incassando cinquantacinque lire e rinunciando alle restanti cento, equivalenti alla metà dell'importo totale del debito. Si noti, per di più, come proprio la somma di cinquantacinque lire fosse indicata nella vendita del 1098 giugno (doc. n. 27) come prezzo dei beni e diritti di Basiano ceduti da Ariprando ad Amizzone del fu Tedaldo nell'àmbito di una classica operazione atta a dissimulare un prestito. Evidentemente diverso è l'atteggiamento di Anselmo Advocatus (figlio del fratello di Ariprando). Mentre porta a termine operazioni che ne rafforzano la posizione di proprietario tra i più ragguardevoli della zona (docc. nn. 51, 82, 97), Anselmo apre una vertenza col Brolia, nel chiaro tentativo di non vedere intaccata la propria base patrimoniale e la partecipazione ai diritti giurisdizionali connessi al controllo di quote del castrum di Basiano. L'iniziativa di Anselmo, in questa fase, si rivela perdente: i consoli di Milano gli impongono di rinunciare ai propri diritti sui beni lasciati da Ariprando; non solo: egli è anche costretto a garantire di non intraprendere più alcuna azione volta al recupero pari pretio, per successionem, dei medesimi, né a sollecitarne una divisione (divisionem seu porcionem requirendi: cf. doc. n. 83). Alcuni brevia qui editi in Appendice (nn. 15, 16, 17, 18, 22 e 23) attestano tuttavia come nei primi anni '50 Anselmo sia in grado di recuperare, e proprio mediante una divisione con Duro Brolia, erede di Pietro, una consistente fetta di immobili in Basiano, assai probabilmente appartenenti alla quota impegnata da Ariprando e oggetto della controversia appena descritta (per maggiori particolari cf. nota introduttiva al breve n. 15). Circa la presenza nell'archivio monastico di questo e di tutti i docc. menzionati, si tengano presenti i rapporti negoziali che vedono protagonista, insieme al monastero, il già citato Duro Brolia, erede di Pietro (cf. docc. nn. 191 e 197: nella convenzione di cui al n. 191 è esplicito il riferimento ai munimina, di cui è prevista la consegna al monastero contestualmente all'alienazione dei beni).

(SN) Anno ab incar(natione) domini nostri Iesu Christi mill(esimo) centesimo quadragesimo tercio, medio mense agusti, indic(tione) sesta. Placuit atque convenit inter Bucarinum Advocatum, filium quondam Ariprandi, de civitate Mediol(ani), necnon et inter Petrum qui d(icitu)r | Brullia, de s(upra)s(crip)ta civitate, ut in Dei nomine debeat dare sicut a presenti dedit ipse Bucarinus eidem Petro ad habendum et tenendum seu censum reddendum libellario nomine, usque ad annos viginti et novem expletos et deinde in antea usque in perpetuum, id est totam | suam por(cionem) de omnibus (a) casis et rebus territoriis, tam propriis quam libellariis, que fuerunt de iure vel de libellaria quondam Ariprandi Advocati, avi ipsius Bucarini, et quas ipse Ariprandus misit in pignus (1) eidem Petro, reiacentibus in loco et fundo Fara, | tam infra castrum ipsius loci quam et foris, in villa et in eius territorio et in eius castellantia, una cum districto et co(m)mendatione et advocatione ecclesiarum et omnibus aliis honoribus, conditionibus, usibus, redditibus ad ipsas res pertinentibus, inintegrum; ea | ratione uti am(od)o in antea habere et ten(er)e debeat ipse Petrus et sui heredes seu cui ipsi dederint s(upra)s(crip)tas res, qualiter superius l(egitur), et fac(er)e exinde, libellario nomine, quicquid eis utile fuerit; sed persolv(er)e exinde debeat ipse Petrus vel eius heredes eidem Bucarino | vel suis heredibus censum singulis annis argen(ti) denarios bonos duos. Et hoc stetit et convenit inter eos, ut si am(od)o in antea aliquo t(em)pore aparuerit aliqua intentio ab aliqua parte de s(upra)s(crip)tis rebus eidem Petro vel suis heredibus, in auctoritate et defensione stare | exinde debeat ipse Bucarinus et sui heredes; et insuper fecit ei finem ipse Bucarinus de s(upra)s(crip)tis duobus den(ariis) ficto; alia superinposita inter eos exinde non fiat; penam vero inter se posuerunt ut quis ex ipsis aut heredibus se de hac convenientia libelli remo|vere quesierit et non permanserit in his omnibus, qualiter superius l(egitur), tunc co(m)ponat illa pars parti fidem servanti, pene nomine, argen(ti) den(ariorum) bon(orum) libras trecentas, et insuper in eadem convenientia libelli permaneant. Et pro hoc libello accepit | ipse Bucarinus ab ipso Petro, inter datos et excusatos, argen(ti) den(ariorum) bon(orum) libras centum quinquagintaquinque, salva omni ratione quam ipse Petrus habet in por(cione) Anselmi Advocati et Obizonis, que est medietas pretii et pignoris. Quia sic inter | eos convenit. Actum s(upra)s(crip)ta civitate.
Sign(um) + m(anus) s(upra)s(crip)ti Bucarini, qui hunc libellum ut supra fieri rogavit.
Sign(a) + + + m(anuum)Vualonis et Magniani et Rogerii qui d(icu)ntur Crivelli, Umbaldi de Zibidi, Lanfranci Gaza, Amizonis Cornarii, Redaldi de Quinqueviis, Iohannis qui d(icitu)r Gemarius, Ogerii et Avusti de Arconate testium.
Et insuper ibi statim, per car(tam) et lignum quod sua tenebat manu, predictus Bucarinus fecit finem et refutationem in manu s(upra)s(crip)ti Petri de quanto feudo fuerit inventum in s(upra)s(crip)to loco Fara, tam infra castrum quam et foris et in eius | territorio et castellantia, quod fuit ipsius quondam Ariprandi avi sui, et quod ipse Petrus habebat in pignus ex parte ipsius Ariprandi, et de centum libris denariorum de ipso pretio, ita quod ipse Bucarinus nec sui heredes, am(od)o in antea, non debet ag(er)e vel causa|ri seu ullam requisitionem fac(er)e contra ipsum Petrum nec centra suos heredes seu contra cui ipsi dederint, occasione usure vel occasione sinodus vel alio modo, in pena denariorum bonorum librarum trecentum.
(SI) Ego Amizo iudex ac missus do(n)ni secundi Chunradi regis (2) interfui et (ub)s(crips)i.
(SI) Ego Guertius iudex ac missus d(omi)ni secundi Chunradi regis interfui et s(ub)s(crips)i.
(SN) Ego Ugo notarius et iudex scripsi, post traditam co(m)plevi et dedi.


(a) A omib(us)

(1) Non si è reperito alcun doc. relativo;
(2) Corrado III di Svevia imperatore.

Edizione a cura di Michele Ansani
Codifica a cura di Andrea Bedina

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